Hotel Du Barry - Lesley Truffle


TRAMA
Di solito i bambini abbandonati vengono lasciati sulla porta di ospedali ed orfanotrofi, oppure tra gli scaffali di tetri grandi magazzini o in sudice stazioni ferroviarie. La neonata conosciuta come "la bambina dell'Hotel du Barry", invece, è avvolta in un paio di mutandoni da donna e appesa al filo del bucato nel cortile della lavanderia del lussuoso albergo londinese, miracolosamente scampato ai bombardamenti della prima guerra mondiale. Conquistati dal sorriso della piccina, i membri del personale decidono all'unanimità di tenerla con loro e con mezzi non del tutto ortodossi convincono il proprietario, Daniel, ad adottarla. Cat cresce così amata e coccolata sia dallo staff che dagli ospiti dell'hotel, ugualmente a proprio agio nella sontuosa suite del nono piano e nel labirinto di corridoi dello scantinato. Molti anni dopo, quando Daniel du Barry muore in circostanze a dir poco sospette, Cat decide di risolvere il mistero, e chiede aiuto ai membri della sua insolita famiglia dal detective dell'albergo al gigolò irlandese, dalla compassionevole prima governante alla seducente cameriera perché l'aiutino a inchiodare l'assassino dell'uomo che le ha fatto da padre.
Titolo: Hotel Du Barry
Autore: Lesley Truffle
Traduttore: Cristina Ingiardi
Editore: Harper Collins
Anno di pubblicazione: 2016
ISBN: 9788869051579
Oggi vi parlo di un libro che ho desiderato leggere fin dalla prima volta che ne ho visto la copertina e letto la sinossi.
Il romanzo si svolge nella Londra degli anni '30 e inizia con il ritrovamento di una neonata infilata in un paio di mutandoni appesi tra la biancheria del prestigioso Hotel Du Barry da parte di un paio di dipendenti dello stesso. Questa neonata dall'indole mite e dal carattere pacifico e allegro conquista subito il personale dell'albergo, che decide di adottarla spacciandola per la figlia della cameriera, l'orfana sedicenne Mary Maguire. Tutto il personale fa a gara per occuparsi della piccola, finché il proprietario dell'albergo, Daniel Du Barry scopre la sua presenza e decide di adottarla, dandole così una vita dignitosa e un futuro prospero.
Daniel è il giovane proprietario gay di una catena di alberghi sparsi per l'Europa e vede in quell'orfanella l'unica possibilità di avere un erede che continui la sua opera e la battezza con il nome di Caterina Anastasia Lucinda Du Barry, unendo il nome della defunta madre, Lucinda, a quello meno sentimentale ma molto più allegro del costoso champagne servito nei loro Hotel e bevanda prediletta del bel mondo. Per poterle dare una parvenza di famiglia decide quindi di contrarre un matrimonio di facciata con Edwina, la sorella gemella del suo primo amore, morto tragicamente in un incidente stradale. Gli anni scorrono tranquillamente tra feste sfarzose, "inciuci" piccanti tra il personale e gli ospiti dell'hotel, atti di generosità di Daniel verso i meno fortunati e la trasformazione di Edwina nella classica matrigna acida. Daniel trova un nuovo amore, Michael, con il quale cresce Caterina nell'amore e nella spensieratezza. Tutto questo cambia improvvisamente durante una vacanza che Caterina trascorre a Venezia con Daniel, Michael e Mary, che nel frattempo è diventata la segretaria di Daniel. Un evento tragico li farà rientrare a Londra e sovvertirà il clima spensierato fino alla morte per apparente suicidio di Daniel.
Le prime battute scorrono piacevolmente, la scrittura è frizzante e briosa fino alla vacanza veneziana, dopodichè la scrittura diventa altalenante, spesso noiosa, durante alcuni accadimenti il ritmo sale, salvo poi crollare di nuovo in un noioso brodo allungato.
L'idea di base è buona e secondo me poteva essere sicuramente sfruttata meglio; ho apprezzato la descrizione dell'atmosfera degli ambienti ricchi in contrapposizione col degrado che lo circonda, ma purtroppo non sono riuscita ad entrare in empatia con nessun personaggio, nemmeno la "matrigna cattiva" è riuscita a suscitarmi sentimenti forti, solo qualche momento di fastidio.
Al termine del romanzo, poi, ci sono un paio di pagine che raccontano un episodio surreale che forse voleva creare una parentesi simpatica, ma che io ho trovato assolutamente inutile e privo di senso.
Come dicono tutti (o quasi) i protagonisti "Santa Patata!": avrebbe potuto essere amore, invece non era nemmeno un calesse!
VOTO


Commenti

  1. e che peccato! L'idea era carina ma non me lo segno neppure. Stiro va che ce n'è sempre bisogno

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari ad altri può piacere, eh. Ma io ho proprio faticato a finirlo, nonostante qualche sprazzo di interesse ogni tanto...Mah, stiro pure io, va!
      Stefi

      Elimina
  2. Insomma, che delusioneee! Lo avevo adocchiato anche io al momento dell'uscita ma Santa Patata perché infrangere i sogni di noi lettrici. Credo che lo leggerò, prima o poi, perché comunque continua ad intrigarmi la storia narrata. Tuttavia so che non dovrò aspettarmi granché... Baci!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, prendilo per una lettura leggera. Speriamo che a te piaccia un po' di più.
      Baci

      Elimina

Posta un commento