Il contrario delle lucertole - Erika Bianchi

Ho deciso di leggere questo libro dopo averne letto l'appassionata recensione di Azzurra, del blog Silenzio, sto leggendo e sono molto felice di aver seguito il suo consiglio.


Titolo: Il contrario delle lucertole • Autore: Erika Bianchi • Editore: Giunti • N.pagine: 312 • Anno di pubblicazione: 2017 • Copertina rigida € 16,00 • Ebook € 9,99

TRAMA
1948, Dinard, sulle coste settentrionali della Francia: nel cuore di un luglio leggendario, quello in cui Gino Bartali scala la Francia a pedalate facendo sognare uomini e donne appena usciti dagli orrori della guerra, un gruppo di tecnici segue il campione. Tra loro Zaro Checcacci, giovane meccanico nativo - come ''Ginettaccio''- di Ponte a Ema, che durante una delle serate euforiche dopo una tappa vinta incontra Lena, giovanissima cameriera bretone. Il tempo di una notte e la carovana del Tour riparte, lasciando Lena sola, e ignara di portare nel ventre Isabelle, che nascerà nove mesi dopo. Ponte a Ema, 1959. Nell'officina di biciclette di Zaro, ormai sposato e padre di un bambino, Nanni, si presentano Lena e Isabelle, che ha dieci anni. Zaro non vorrà mai riconoscerla come figlia, eppure tra Isabelle e Nanni si instaurerà un rapporto di fratellanza profonda. Vent'anni dopo, mentre soffia il vento della contestazione, Isabelle è una giovane donna che non è mai voluta salire su una bicicletta. Ma è sopravvissuta all'infanzia e dà alla luce due bambine, Marta e Cecilia, destinate a portare nel loro cammino e nel loro stesso corpo le tracce della storia che le precede... Mentre Marta, la primogenita, trova uno spazio nel mondo, dentro l'animo di Cecilia si apre la voragine spaventosa e seducente della fame, capace di divorare anche un'intelligenza straordinaria come la sua. Narrata a ritroso, dai giorni nostri alla notte in cui tutto ebbe inizio, prende forma in questo romanzo la storia di quattro generazioni; la storia di una famiglia meticcia, in cui si intrecciano destini zoppi e figlie abbandonate ma anche amori assoluti e racconti di biciclette, animali, sogni tramandati come tesori.


"Il contrario delle lucertole" è stata una lettura travolgente, intensa, di quelle che emozionano e fanno riflettere. 
È un romanzo scritto "al contrario": si apre con l'epilogo, con il funerale dell'uomo che ha dato il via ad un intreccio di vite, pur non volendo e non riconoscendo il proprio ruolo.
Erika Bianchi ci presenta questa famiglia "zoppa" e tutti i suoi componenti, una famiglia a pezzi, un cumulo di macerie e polvere, e man mano che si prosegue nella lettura si va a ritroso, in un rewind che ci permette di ricostruire pezzo dopo pezzo la vicenda, fino ad arrivare in fondo al libro e poter leggere il prologo, il momento in cui tutto prende forma. Ma l'autrice va oltre e ci regala un ultimo scorcio di vita, dove, come nell'antica arte giapponese del kintsugi (l'arte di riparare le rotture con l'oro) il manufatto diventa più prezioso grazie alle sue cicatrici.
È pregno di personaggi potenti, questo romanzo, tutti ugualmente protagonisti, ma il più potente di tutti, a mio avviso, è Isabelle, figlia di una madre bambina e di una passione consumata in un attimo, figlia non riconosciuta di un padre sentimentalmente arido, Zaro. 
Un'altro personaggio che ho molto amato è Nanni, il figlio "ufficiale" di Zaro, con il quale Isabelle instaurerà un bellissimo rapporto di fratellanza, unico raggio di luce nella sua esistenza.
Isabelle avrà a sua volta due figlie, Cecilia e Marta, il buio e la luce, che reagiranno in modi totalmente opposti al rifiuto emotivo di Isabelle, "una donna che non ha saputo essere madre perché non ha potuto essere figlia". Mentre Cecilia riversa dentro di sé tutto il dolore e la disperazione, Marta cerca la sua misura, il suo modo di affrontare il vuoto che sente dentro, aprendosi al mondo

"Con le persone è un po' come le piante, c'è sempre il rischio di affogarle con troppa acqua o farle morire di sete."

Grande tenerezza poi, nelle favole che Carlo, il padre etologo di Marta e Cecilia racconta loro, metafore della loro vita emotivamente orfana di madre.

"Ti ricordi come mi chiamavate da piccola? Cecertola, perché le lucertole erano i miei animali preferiti. Pensavo che nelle code staccate finissero anche tutti i cattivi pensieri, le malattie, le cose brutte che ogni lucertola voleva lasciarsi alle spalle. Ce lo avevi raccontato tu, credo. Ogni coda nuova era una nuova occasione di felicità. ... io penso che noi siamo proprio il contrario delle lucertole. Perché il pezzo di coda che abbiamo perso, a noi non solo non ci ricresce, ma continua a farci male, come l'arto fantasma degli amputati."

Una scrittura matura, raffinata, per un romanzo che fa riflettere su come gli errori dei padri ricadano sui figli, e quelli delle madri creino esseri infelici.
Una lettura che consiglio vivamente.





Commenti

  1. Non lo conoscevo, ma ispirano molto le tue parole, e un titolo tanto strano, tanto bello.

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    1. Sono quasi certa che sia un romanzo che potresti apprezzare molto. Il titolo, meraviglioso, ha un bellissimo significato. Fammi sapere se deciderai di leggerlo ;)

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  2. Compro, tanto lo sai che compro. Se fratete si incacchia dò colpa a te!

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    1. Ormai la lista tra me e frateme è luuuuuuunga! Al massimo gli regalo un'altra pala così gioca e non ci pensa più!

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