Quello che resta - Pordenone Legge anno secondo - Parte seconda

In questo primo lunedì d'autunno (adoooooro l'autunno, ma forse lo sapete già) arriva la parte "caciarona" del blog, me medesima, la Bacci, a raccontarvi il suo Pordenone Legge, una manifestazione che attendiamo ogni anno con trepidazione, perché ci dà la possibilità di passeggiare per le vie della nostra città tuuuuutta vestita di giallo, piena zeppa di gente riunita dalla passione per i libri. Potersi sedere al tavolino di un bar, guardarsi intorno e riconoscere gli autori che leggi e ami mentre prendono un caffè o chiacchierano con qualcuno è una sensazione meravigliosa, che si prova solo qui a metà settembre e a Mantova nella settimana precedente (a Mantova però se ti incanti a guardare gli autori per strada rischi di essere travolto dalle bici, qui al massimo ti annusa un asinello).

Per me Pordenone Legge significa una settimana frenetica: al mattino indosso la maglietta della libreria Baobab e prendo servizio al banco di vendita da dove posso gustarmi molti incontri con gli autori che scrivono per e ai ragazzi, e al pomeriggio indosso tutta tronfia il badge "Press" e mi catapulto ai vari incontri con gli autori che seguo.
Quest'anno è stato particolarmente ricco in tal senso, anche se purtroppo è stato impossibile riuscire a seguire tutti gli eventi che avrei voluto, vuoi per impedimenti vari, vuoi per l'accavallarsi degli  incontri stessi, ma posso dirmi più che soddisfatta.
Tra gli autori per ragazzi dalla mia postazione ho potuto ascoltare Gabriele Clima che presentava il suo "Il sole fra le dita", storia di un'avventura "on the road" tra un ragazzo ribelle e un ragazzo disabile; Luigi Garlando che nel suo "Io e il Papu" racconta di un singolare scambio di messaggi in codice attraverso le figurine dei calciatori, tra il Papa e un ragazzino che ha smesso di parlare dopo essere stato coinvolto in un attentato; Guia Risari che ha conversato con i ragazzi del suo "La porta di Anne" che racconta in modo speciale la vicenda di Anna Frank, del quale troverete presto la recensione a firma di Lea. Poi ho stretto la mano al grandissimo Roberto Piumini e mi sono fatta autografare "The Stone" da Guido Sgardoli.
Ma ora veniamo alla parte che ha visto coinvolte le #bancarellabloggers in veste ufficiale e con il pass Press al collo (quanto mi garba quel Pass!!!), quello che ci ha dato l'opportunità di sederci al tavolo dei giornalisti/bloggers e avere a nostra completa disposizione gli autori per domande e curiosità (finitela di dire sconcerie, che vi sento! SOLO per domande e curiosità, capito?).
Partiamo subito col botto: venerdì abbiamo incontrato LUI, un cocktail di simpatia e fascino rispondente al nome di Antonio Manzini. Ma andiamo con ordine. Mentre passeggiavo per il centro  mi sono guardata intorno e ho constatato che anche le vetrine di Pordenone davano il benvenuto al Vicequestore Schiavone.
Dopo aver pranzato insieme  io e Lea abbiamo puntato in direzione chioschetto dei gadget, perché entrambe dovevamo avere lo stilosissimo astuccio giallo e nero...finiti, non ne era rimasto neanche uno difettoso, niente, zero, kaputt! "COOOOOMEEE FINIIITIIII!!!" Stavamo per farci prendere dallo sconforto, quando ci siamo guardate e..."Ma chi se ne frega, fra poco vediamo Manzini!" Salutata la biondina allo stand che ha visto tutto lo spettro delle emozioni passare sui nostri volti in circa dieci secondi, ci siamo dirette  con largo anticipo al luogo dove si teneva la conferenza stampa. Mentre chiacchieravamo amabilmente, un raggio di sole ha illuminato l'atrio: lui era arrivato. Ad un certo punto il suo editore lo lascia da solo: vedendolo lì con il giubbetto in mano e lo sguardo da cucciolo abbandonato, il nostro spirito caritatevole ci ha spinte ad avvicinarci per tenergli compagnia. Che avete da ribattere? Vi sento eh, dire che se era Brunetta mica ci avvicinavamo. E avete ragione, anche perché chi lo vedeva Brunetta? Sta ben al di sotto del nostro raggio visivo! Uno scambio veloce di impressioni, un paio di foto e poi ci siamo accomodati tutti nella sala riservata agli incontri stampa. Antonio Manzini è una di quelle persone con le quali converseresti per ore: simpatico, gentile, arguto, umile, intelligente, e dallo sguardo ammaliante. Manzini è Rocco, solo meno brutale.
Presentando "Pulvis et Umbra" ci ha parlato dei tradimenti che Rocco subisce in questo ultimo romanzo e del fatto che il vicequestore ne esca totalmente sconfitto, cosa che ce lo fa apparire vulnerabile e dimesso. Ha parlato del sentimento totalitario che Rocco prova per Marina,  fatto di un grande amore misto al rimorso, che gli rende difficile staccarsene completamente. Ci ha poi garantito che nel prossimo romanzo si consoliderà il suo rapporto con Gabriele, perché è una figura che a lui piace molto e che ci sarà spazio per il nuovo personaggio della Gambino (Yeppaaaaaaa!!! Adoooooro la Gambino) e che, legato a lei, probabilmente ci sarà un episodio riguardante "La maledizione del Bic bianco" (l'accendino). Ha parlato anche della sua intenzione di dare maggior spazio a tutti i personaggi che gravitano intorno a Rocco, perché hanno tutti la stessa dignità: in questo ultimo romanzo ha iniziato a farci conoscere Caterina e via via ci sarà spazio per tutti, anticipando anche che  Deruta ha una storia bellissima da raccontare. Ha aggiunto che per D'Intino avrebbe voluto fare un libro dedicato solo alla sua vita, ma visto che sarebbe difficile vendere un libro totalmente bianco, ha cambiato idea. Poi ha detto che si è reso conto che Rocco è sempre in salute e quindi ha deciso di scrivere un racconto nel quale Rocco ha la febbre, che uscirà in una prossima raccolta di racconti Sellerio.
Infine ha dato qualche anticipazione sulla serie tv della quale è sceneggiatore: ha visto un cambio alla regia, non ci sarà più Michele Soavi ma Giulio Manfredonia, consterà di quattro puntate, due dedicate a 7/7/2007 e due a Pulvis et Umbra (forse con l'aggiunta anche di un racconto) e il personaggio della Gambino sarà interpretato da Lorenza Indovina.
Al termine dell'incontro si è fermato per autografare i libri e poi ha ringraziato e salutato tutti. Io ho allungato la manina e guardandolo negli occhi ho detto "Che saluti? A noi ci rivedi fra mezz'ora all'incontro con il pubblico!" Che dite? Tornerà mai più a Pordenone? Secondo me patirà la Stalkerfobia...
Dell'incontro con il pubblico vi ha già parlato Lea, quindi passiamo alla giornata di sabato, che si è aperta sotto una pioggia torrenziale, creando non pochi disagi allo svolgimento della manifestazione. Ma se c'è qualcuno che è in grado di portare il sole è proprio Federica Bosco, protagonista dell'incontro stampa del sabato a mezzogiorno, ora nella quale il cielo si è aperto ed è spuntato un raggio di sole.
Federica è un vulcano di simpatia e di energia, ci ha abbracciate, coccolate, ci ha fatto mille complimenti e ci ha fatte sentire veramente speciali! All'incontro ha parlato del suo nuovissimo romanzo "Ci vediamo un giorno di questi" che è stato protagonista del recente Blogtour, raccontando di come le sia nata l'esigenza di scrivere questa storia in seguito alla perdita di un caro amico, Cristiano, avvenuta all'improvviso senza la possibilità di un ultimo saluto. Nonostante Federica abbia compreso le sue ragioni, non è riuscita ad accettare questa conclusione e ha quindi deciso di riscrivere  il finale per come lo avrebbe voluto.
Si è emozionata molto, Federica, nel parlarne, come nel raccontare il rapporto che lega due amiche, paragonando il rapporto di Ludo e Cate a quello tra Meredith e Cristina di Grey's Anathomy, sorridendo compiaciuta quando tutti i presenti facevano di sì con la testa a questa sua affermazione. Poi ci ha raccontato di come le famiglie influenzino le nostre scelte future e ha parlato di maternità, di quella voluta, di quella di cui ci si fa carico, argomenti che vengono toccati nel suo romanzo. Poi qualcuno le ha chiesto in quale delle due protagoniste si rivedesse  e appena ha detto "Io sono Ludo! Vorrei essere Cate, ma non lo sono" io ho guardato Lea e ho urlato "Ho vinto io!". Poco prima dell'incontro infatti io e Lea disquisivamo di questo e Lea affermava che una donna così vulcanica non poteva che essere Cate  mentre io sostenevo che fosse Ludo con l'aspirazione a diventare Cate. Inutile dire che il mio urlo ha attirato più di qualche sguardo sdegnato, ma per fortuna Federica ha riso con noi. Infine ha risposto a chi le muove una critica sul suo modo di scrivere, molto colloquiale e semplice, ricco di dialoghi, dicendo che lei ama portare i suoi lettori a conoscere le emozioni, una volta che ha spiegato dove si ambienta la vicenda, si concentra sugli eventi attraverso i dialoghi. E posso dire che per quanto mi riguarda, in questo romanzo le sue emozioni me le ha sapute trasmettere benissimo!
Arriviamo alla domenica, ultimo giorno di Pordenone Legge. Sveglia presto, doccia, trucco e parrucco e famiglia al completo siamo volati all'incontro con Enrico Galiano e Alberto Pellai. Dovete sapere che da qualche tempo seguo con immenso piacere le vicende della famiglia Galiano attraverso i post della sua compagna la mitica Bob, #laragazzadelloscrittore, ed ero più emozionata all'idea di conoscere lei che lo scrittore. Mentre mia figlia, affascinata dalla storia di Gioia, stava ultimando un regalino da portare a Galiano: un barattolo pieno di sassi, il barattolo di Lo, e chi ha letto il libro sa benissimo di cosa parlo.
In fila davanti al luogo dell'incontro vediamo sfilare in incognito lo scrittore in questione e io comincio a guardarmi intorno con fare circospetto cercando di scorgere Roberta.Finché la vedo, lei vede me, e da una parte all'altra della strada parte un "La Bacci!" - "Boooob!". Ci siamo abbracciate e scambiate qualche battuta, poi ho approfittato del fatto che avevo i Galianos al completo per far autografare il libro di proprietà di Laura "La Libridinosa" con qualche frasetta sibillina. Dopo aver ammirato quella meraviglia di bambina che è Gaia Sofia, la loro signora e padrona, via all'incontro dove due profondi conoscitori del mondo adolescenziale hanno parlato della difficoltà nell'affrontare questa fase della vita, sia da parte dei ragazzi che dei genitori e di tutti quegli adulti che ci gravitano intorno. Abbiamo vissuto un momento di grande emozione quando una ragazzina tra il pubblico ha chiesto consiglio per poter risolvere la sua difficoltà di comunicazione con il padre,  e il consiglio che Enrico Galiano le ha dato è stato questo: "Ogni volta che vorresti dire qualcosa a tuo padre, scrivila su un foglio e mettilo sul suo cuscino. In questo modo riuscirai a dirgli tutte quelle cose che a voce non riesci perché ti imbarazzi o perché nella discussione la rabbia prende il sopravvento e quelle cose lì ti rimangono intrappolate in gola."
Un consiglio che secondo me è valido a qualunque età lì dove ci sono difficoltà di comunicazione. Una volta di più ho pensato a quanto fortunati siano i ragazzi che lo hanno come insegnante, anche se ora magari non se ne rendono pienamente conto.
Finito l'incontro un panino veloce e poi via verso l'ultimo incontro: quello con Chiara Francini e Maria Venturi che presentavano i loro romanzi "Non parlare con la bocca piena" e "Ora mi vedi". Entrambe i romanzi parlano di una ragazzina che tenta di superare la paura di amare,  per Chiara Francini si tratta di una bimba cresciuta da una coppia gay, mentre nella storia di Maria Venturi spicca la figura di un sacerdote.
L'incontro si è rivelato da subito frizzantino, grazie alla verve delle due fiorentine doc che si lanciavano battute a vicenda, fino all'apice, quando Maria Venturi ha spoilerato il finale del libro di Chiara e ai suoi segnali di fumo ha risposto con: "Beh, io non sono mai stata contraria a raccontare i finali, e poi non te la tirare, mica sei la novella Agatha Christie!". La Francini è scoppiata a ridere (io non sarei stata altrettanto sportiva). Poi si sono avviate al tavolo del farmacopie e devo dire che Chiara Francini oltre ad essere simpatica e intelligente, è veramente una donna bellissima, incedeva con la sua pelle di porcellana e la sua gonna divina, su un paio di trampoli di vernice rossa alti almeno 15 cm, come se stesse fluttuando.
Salutate queste due fantastiche donne, il mio Pordenone Legge 2017 si è concluso con tanti ricordi, tanti libri e tante dediche e la gioia di poter far parte di questo mondo magico fatto di carta, parole, sentimenti, risate e lacrime, e tanta soddisfazione nel conoscere le persone che riescono a farmi emozionare attraverso le loro parole.
Pordenone Legge, ci rivediamo l'anno prossimo.
Un grazie particolare a tutti voi che, passando da questo schermo ci date la possibilità di vivere questi momenti e raccontare le nostre sensazioni.
Scusatemi se vi ho tediato con questo fiume di parole, ma le cose da dire erano tante (e non ve le ho neanche raccontate tuuuutte tuuuuutte...), tutta la mi comprensione a chi è arrivato fino in fondo.

Commenti

  1. Adesso si chiamano domande agli autori...vabbè! Senti prepara il letto che io l’anno prossimo mi piazzo a casa tua per una settimana. E comunque sono arrivata sino in fondo, quindi grazie per la comprensione!

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    1. Si chiamano domande agli autori perché quello sono, domande agli autori. Altrimenti mica sarei qui a scrivere...La comprensione la voglio io che dovrò reggerti per una settimana intera, altroché

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  2. oh Bacci che bello questo resoconto, mi sembrava di essere lì con te!

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    1. Grazie Chiara! In effetti, virtualmente tutte le #bancarellas erano con noi <3

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