Quello che resta: Pordenone legge anno secondo

A volte il lettore si culla nell'erronea convinzione che i libri possano bastare a se stessi e che non sia importante, quando se ne presenta l'occasione, partecipare anche alle presentazioni degli stessi alla presenza degli autori. Molti pordenonesi storcono il naso quando si avvicina settembre bollando Pordenonelegge come un evento che muove le masse, ma non i lettori, quelli veri. E ci si lamenta della città gremita di gente, delle code davanti alle sale e sostanzialmente di un grandissimo fumo senza arrosto. Di questo modo di pensare me ne sono sempre bellamente fregata, perché al di là delle polemiche (sterili) per me incontrare gli autori è un sogno che si realizza. Che cosa resta dopo un incontro? Non tanto il pettegolezzo, l'aver visto da vicino il tuo scrittore preferito, resta un brivido, un'emozione che produce un riverbero che ti porta alla caccia di altri libri da leggere, di altre cose da imparare e da approfondire. Questo è quello che conta, il resto è fuffa. Gli autori ti svelano qualcosa di più, corrispondenze segrete, mappe da scoprire. Si cresce solo nel confronto, la solitudine poi serve per rifletterci sopra.
Alla luce di questo, in modo confuso ed emozionale, vi voglio raccontare la mia Pordenonelegge 2017, in parte in solitaria e in parte insieme a Stefi, come due #bancarellablogger allo sbaraglio.
Arriverò fino ad un certo punto, poi continuerà lei, dove io non sono (putroppo) arrivata.
Per me questa edizione è stata rappresentata sostanzialmente dai quattro autori che ho incontrato: Hans Tuzzi, Jennifer Niven, Antonio Manzini e Federica Bosco.
Hans Tuzzi: nella mia testa questo nome lo associavo ad un giovane giallista un po' dandy e raffinato (perché pubblica con Bollati Boringhieri e quindi non può essere altrimenti). Lo sapevo anche essere uno degli scrittori preferiti di Andrea Maggi, giallista pordenonese. Per me era abbastanza per desiderare di partecipare all'incontro: come ho già detto spesso amo seguire le tracce e gli indizi, per arrivare ad altro. Cosa ho trovato invece? Un signore distinto sui 60 anni che con ironia e perfetta padronanza della lingua italiana e delle sue sfumature ha raccontato Milano, all'interno dei suoi gialli e delle sua stessa vita. Una visione nel tempo e nello spazio insolita ed accattivante nella quale le storie dei suoi libri si mescolavano ai suoi ricordi d'infanzia, alla "milanesità" descritta a partire dalle pagine del Decameron fino a ad arrivare a quella che trapela da una lettera scritta da uno dei Monument Man. Ma cosa significherà essere milanese? Essere una persona d'azione, che al dire preferisce il fare o essere invece un materialista che preferisce l'uovo oggi piuttosto che la gallina domani? Questo Tuzzi lo ha spiegato accompagnando l'uditorio all'interno dei suoi romanzi. Una volta di più ho avuto la conferma che la struttura del giallo è quella che, a mio gusto, si adatta meglio a descrivere la realtà. Ogni giallista però lo fa in modo diverso, seguendo regole sue. Mentre ad esempio Lucarelli raccontava di ambientare in un tempo non contemporaneo le sue storie per poter parlare della realtà, ma senza prendere una posizione riconoscibile sui gli eventi politici attuali, Tuzzi invece ribadiva l'esatto contrario, il diritto dello scrittore di prendere posizione. Cercherò con piacere il suo giallo in cui un discorso di Letizia Moratti è stato riportato integralmente e non certo con l'intento di metterne in luce gli aspetti positivi. Dopo 40 minuti ero completamente affascinata da questo elegante e colto signore, che sapeva affondare la lama nella carne senza perdere compostezza e cortesia. E poi è arrivato, inaspettato e da brivido, un momento non previsto. Ad un certo punto la voce gli si è rotta nella commozione nel ricordare Olga Julia, una ragazzina sua coetanea uccisa barbaramente e senza motivo il 26 marzo 1976 a Milano. Un delitto atroce, sul quale ora a casa mi sono documentata. Tuzzi ha conosciuto l'assassino in un momento precedente al delitto,  in quanto abitava nella sua stessa via, ma per motivi che ancora non si spiega non erano mai diventati amici. Forse è scaturito da questo episodio autobiografico così sconvolgente il desiderio di indagare l'animo umano attraverso la forma del giallo?
Emozione, intelligenza e sarcasmo unito ad una grande lucidità di analisi: Hans Tuzzi è uno scrittore che non dimenticherò e i cui libri saranno una delle mie prossime letture.

Jennifer Niven: secondo incontro stampa al quale vengo ammessa in qualità di blogger. Lo scorso anno con Hoeg non ho spiaccicato parola, ma questa volta, mi dico, sarà diverso perchè ho letto i suoi libri e li ho amati. L'autrice è una vera bellezza americana: capelli biondi e sorriso perfetto, bellissimo fisico e voce dolcissima. Mi stupisco di riuscire a capire tutto quello che dice e della gentilezza che emana, a gesti e parole. Ho accanto a me una ragazza giovane, sua fan accanita che ha la metà dei miei anni e anche la metà della mia ansia. Capisco che nelle storie della Niven c'è sempre un nucleo doloroso e autobiografico. Si può scrivere solo di quello che si conosce, poi nella forma del romanzo tutto viene rielaborato e diventa qualcosa di diverso. Alla fine la Niven non dice cose così diverse da Hans Tuzzi. E la domanda? L'ho fatta, ma a ripensarci non era la migliore che potesse venirmi in mente (riguardava il disturbo del quale soffre il protagonista del libro ...ma che ve lo dico a fare?)



Antonio Manzini: mi riunisco a Stefania e siamo pronte per incontrare Manzini in una conferenza rivolta alla stampa. Lui arriva davanti alla porta e viene lasciato momentaneamente solo dall'editore. Siccome siamo di buon cuore e non vogliamo che nessuno mai, e tantomeno un figaccione come Manzini, possa sentirsi a disagio io e la Bacci lo circuiamo e circondiamo. Ecco il perché della sua espressione spersa e timida! All'incontro le domande per lui sono molte (non tutte a proposito) e pure io e Stefi ci facciamo avanti, ma senza imbarazzo perché sembra una chiacchierata tra amici e spesso ho l'impressione che Rocco e Manzini coincidano (anche se l'autore specifica che Rocco avrebbe risposto a certi quesiti con minore gentilezza ed urbanità). Ne rimaniamo talmente affascinate che lo seguiamo pure all'incontro pubblico dove viene lasciato nuovamente solo sul palco (questa cosa gli organizzatori ce la devono spiegare prima o poi, perchè alcuni autori pare siano sembrati dei naufraghi sulla scialuppa di salvataggio): parlerà per 45 minuti dei suoi libri, di Aosta e di Roma.
Un talento naturale, una platea che pende totalmente dalle sue labbra. Mi rivedo come in uno specchio nell'espressione estasiata della signora accanto a me.
Ma alla fine cosa dice sui gialli Manzini? Il contrario di quanto aveva detto Tuzzi, ossia che episodi della realtà non solo non vuole inserirli nei romanzi, ma lo disturbano. Racconta di aver iniziato il nuovo giallo con un morto carbonizzato, ma dopo aver appreso che ad Aosta hanno trovato veramente un morto carbonizzato...ha gettato le pagine già scritte. Eppure nonostante questo i due giallisti dicono la stessa cosa, seppure seguendo strade diverse, ossia che il giallo deve rappresentare una situazione verosimile che serve per analizzare e parlare della realtà. Una sorta di fotografia, di immagine, di spunto per una riflessione.
Visto che Manzini non potrei amarlo più di come lo amo e che ho letto tutti i suoi gialli a cosa mi ha portato questo incontro? Ad una grande ammirazione e al desiderio di amarlo, anche per antitesi, leggendo altri gialli italiani per completare la mappatura (partendo da Tuzzi, passando attraverso Scerbanenco per poi approfondire Robecchi).


Federica Bosco: ecco qui io e Stefi come Bancarellablogger abbiamo avuto la soddisfazione più grande. Non solo la Bosco ci ha riconosciute grazie al Blog Tour appena concluso, ma ci ha trattate con una cortesia ed una spontaneità che ancora io e la mia socia voliamo in alto come palloncini pieni di elio.

Terzo incontro stampa e finalmente siamo rilassate e serene come non mai. Ma come non esserlo? Il libro è uscito il 14 settembre e l'autrice, per mettere tutti a proprio agio,  lo ha raccontato ai giornalisti con una naturalezza e una spontaneità che ha reso tutti complici. Federica voleva parlare di amicizia e lo ha fatto, senza stare a formalizzarsi, diretta e immediata come lo è nei suoi libri. Quando le ho chiesto come ha saputo descrivere così bene il rapporto di Ludovica con Paolo (il fidanzato stronzo e manipolatore) ha raccontato a noi tutti la trama del film Angoscia, una pellicola in bianco e nero del 1944 diretta da George Cukor. Io pendevo dalle sue labbra, contagiata dal suo entusiasmo, tanto che mi sembrava di vedere le situazioni rappresentate attraverso le sue parole. Ha detto tante cose belle Federica, sul suo modo di scrivere e sul suo modo di intendere il mondo: frasi che, come dice lei, possono sembrare quelle da appendere al frigo, ma non per questo risultano meno vere ed intense.
A fine incontro mi è venuto il desiderio di leggere tutti i suoi libri, perché mi ha convinta come donna e come scrittrice. Quanto al film, vi dico solo che domani vado a cercarlo in mediateca!

La mia avventura a Pordenonelegge si è conclusa con questo incontro perché il giorno successivo avevo in agenda la festa di compleanno di mia figlia che, sbadatamente, ho partorito proprio a settembre in concomitanza con questo bellissimo evento letterario. Per fortuna il prossimo anno gli anni li farà di lunedì!
La prima parte del post si conclude qui, torneremo lunedì con le avventure della Stefi. Vi anticipo due nomi importanti: Enrico Galiano e Chiara Francini!
Chiudo con una citazione che mi piace molto e che mi rappresenta  (anche se l'ha scritta un certo Flaubert, rubandomi le parole di bocca):
Non leggete come i bambini, per divertirvi, né come gli avidi, per istruirvi. Leggete per vivere.



Commenti

  1. Oddio amica mia, mi sono emozionata! E tu sei felice come non mai!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non posso che essere felice se, oltre al resto, considero che ci sono delle care amiche che mi seguono sempre. E una sei tu! ;-)
      baci da lea

      Elimina
  2. Che bellissima esperienza! Incontrare gli autori riserva sempre una forte emozione.

    RispondiElimina
  3. Sono sempre belle esperienze, queste, grazie per averle condivise. Tanto felice che anche voi abbiate finalmente incontrato Manzini, segno Tuzzi che non conoscevo e il recupero del secondo libro della Niven.
    Un abbraccio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, finalmente ho incontrato Manzini e avevi proprio ragione su di lui...meraviglioso.

      Elimina
  4. Che bel racconto e che bellissima esperienza, avete tutta la mia "invidia positiva", nel senso di ammirazione per le cose belle che fate e per come le fate, e per come le condividete... cosa di cui vi sono grata. Anche a me piacerebbe incontrare o anche solo ascoltare i miei autori preferiti, prima o poi succederà.
    Il tuo accenno a Robecchi non mi è sfuggito: io l'ho amato molto (sul mio blogghino c'è una recensione al primo della serie sulle vicende di Carlo Monterossi) e mi è piaciuto accompagnarlo in una Milano intensa e a tratti inedita e sconosciuta.
    A presto e buon finesettimana da Eva

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono subito corsa a leggere la tua recensione Eva! Robecchi mi affascina molto e lo stesso Manzini lo ha citato.
      Grazie per le tue belle parole.

      Elimina
  5. Ciao Lea,
    quanto è vero ciò che hai premesso alla rielaborazione degli incontri.
    Ciò che è nuovo come esperienza, arricchisce comunque, sia in positivo che in negativo. E poi si rielabora.
    Sono contenta di averti letta,
    Ciao Marina

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E io sono contenta di aver condiviso con te questa bella esperienza.
      Chissà cosa ci riserva il futuro. :-)

      Elimina
  6. Eccomi, ritardataria come sempre. Bello sentire come autori diversi si approcciano in modo diverso allo stesso genere letterario, molto interessante! Devo assolutamente recuperare Robecchi, mentre Manzini lo conosco, anche se non bene quanto lo conosci tu! (a proposito, cosa avete gli avete fatto/detto tu e la Bacci poco prima di quello scatto??? Ha un'espressione che è tutta un poema!).
    Niven e Bosco da recuperare, anche loro!
    Grazie di aver condiviso questa bella avventura!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ehm, Manzini li abbiamo letteralmente sequestrato!
      Robecchi ti piacerà: il suo personaggio Carlo è molto, molto affascinante. Io al momento non vedo l'ora di leggere Tuzzi che per me è stata una vera rivelazione.

      Elimina

Posta un commento