A tutta Murgia - La notte ha la mia voce di Alessandra Sarchi

Io e Roby della Libreria di Tessa siamo delle grandi ammiratrici di Michela Murgia e della sua rubrica su Quante storie, al punto  che una giornata non può considerarsi finita se prima non mi sono gustata un suo consiglio o una stroncatura. Della Murgia ammiro la capacità di riassumere le trame in modo accattivante, semplice e diretto, tanto che lei non ha neanche finito di parlare che io sto già cercando una penna per appuntarmi autore e titolo. E poi mi piace il suo modo di argomentare, la proprietà di linguaggio, senza trascurare le varie mise che sfoggia puntata dopo puntata. Ne sento prepotentemente il fascino intellettuale e femminile. Insomma...mi piace, mi piace, mi piace. 
Ma come è iniziato il tutto? Semplicemente dopo averla sentita spendere parole bellissime sull'Arminuta (libro di Donatella Di Pietrantonio che al momento io e Roberta riteniamo il migliore letto in questo 2017) ho lanciato un urlo sovrumano del tipo "Rooobyyyyy, devi vedere la Murgia che parla dell'Arminuta". Da quel momento in poi siamo sotto il suo influsso ed ora abbiamo deciso di creare una rubrica nella quale verranno recensiti i libri che lei consiglia. Quella mia e di Tessa è una rubrica talmente nuova che partiamo così, senza nemmeno aver creato il banner. La chiameremo A TUTTA MURGIA (grazie a Laura Libridinosa per aver trovato il nome a colpo sicuro) e la inauguriamo oggi con un libro intenso e doloroso.
Speriamo possiate entrare nel fan club insieme a noi e a fine recensione vi lasciamo il link dei video della Divina (posso chiamarla così?). Perdonate se vi sembro esagerata, ma tra tanti modelli di donna che non mi dicono nulla, ne scelgo invece uno che mi dice molto. ;-)
  

Trama: Una giovane donna ha perso l'uso delle gambe in seguito a un incidente. Abita un corpo che non le appartiene piú e si sente in esilio dal territorio dei sani. Poi incontra la Donnagatto, e il suo modo di guardare se stessa, e gli altri, cambia.
La prima cosa che arriva di Giovanna è la voce: argentina, decisa, sensuale. Fa pensare a qualcuno che avanzi sulle miserie quotidiane come un felino. Ecco perché, fin da subito, l'io narrante la battezza Donnagatto, sebbene Giovanna sia paralizzata, proprio come lei. Al contrario di lei, però, rivendica il diritto a desiderare ancora, sfi dando l'imperfezione del mondo. La Donnagatto nasconde un segreto, e forse ha trovato una persona cui confessarlo, consegnandole la propria storia. Una storia dove è solo apparente il confine tra la condanna e la grazia.


Titolo: La notte ha la mia voce
Autore: Alessandra Sarchi
Editore: Einaudi
Anno pubblicazione: 2017
Pagine: 165


 
"Camminare viene prima del pensare, il piede che si stacca e avanza è il gorgoglio di una parola, la premessa di un pensiero: mi sembra così evidente, ora, che camminando non facciamo altro che scrivere chi siamo. E questa scrittura ripetuta, cancellata, corretta, sempre nuova, traccia la nostra libertà."
E' con un po' di timore che mi accingo a parlarvi di questo libro che mi ha lasciata scossa ed amareggiata e allo stesso tempo colpevolmente sollevata. La sensazione costante per tutta la durata della lettura è stata quella di disagio, quasi fisico, come quando sento un'unghia che striscia sulla lavagna. Questo libro mi ha messa davanti ai miei limiti e allo stesso tempo mi ha permesso di entrare in un universo parallelo, che raccontato sapientemente dall'autrice pare un viaggio di sola andata all'inferno. Eppure quanta poesia disperata, quante epifanie che riescono a gettare una luce senza illuminare, perché lo stato di grazia è perduto per sempre.
La protagonista ha perso l'uso delle gambe in un incidente e mai questa condizione mi era stata raccontata con tanta precisione e comprensibile rabbia. Un solo attimo e la sua esistenza è diventata qualcosa di inimmaginabile e ogni giorno le occorre una grande forza d'animo solo per aprire gli occhi e affrontare i ricordi. Noi lettori ci ritroviamo improvvisamente a condividere con la voce narrante una nuova prospettiva, una visuale sul mondo ad altezza di sedia a rotelle. Del bar non vediamo più il bancone e dobbiamo alzare le braccia per prendere un semplice caffè, sotto i nostri occhi scorrono chilometri di marciapiedi sporchi, la neve ci segrega in casa, gli edifici senza rampe, gli ascensori stretti, i bagni piccoli, tutto non fa che ricordarci e rendere impossibile quel nuovo stato. (Salvo poi uscire dal libro per un istante e osservare con rinnovata meraviglia la nostra fortunata normalità.)

L'incontro con Giovanna, che oltre ad essere paralizzata ha anche perso una gamba, segnerà una svolta nella vita della protagonista. Giovanna si muove felina, guida la macchina, ha degli amanti, un lavoro misterioso, colleziona foto di ballerini e partecipa a tavole rotonde sulla disabilità, senza permettere a nessuno di far finta di non vedere:

"- Cosa vede una persona che cammina quando ne incontra un'altra che non cammina più, o che non ha mai camminato? Un pericolo scampato per sé, qualcosa che in teoria poteva o potrebbe capitarle. ... Bisogna partire dalla propria paura, prima che dalla propria supposta tolleranza. Se si tollera, vuol dire che comunque ci si considera superiori.-"

Grazie a questo incontro (definirla amicizia sarebbe improprio) la protagonista riuscirà a rendersi più autonoma, più consapevole ed agguerrita anche se sostanzialmente Giovanna resta un personaggio misterioso, tanto diretto a parole quanto imperscrutabile negli intenti, nei desideri. Prevedibilmente ad un certo punto della storia di lei si perderanno le tracce, ma nessun improbabile lieto fine rassicurerà il lettore, si arriverà forse solo ad una sorta di sofferta accettazione.
Leggete questo libro per il suo valore letterario, per le sue frasi che vi si incideranno nella corteccia cerebrale, perché racconta una realtà sgradevole, ma che andrà affrontata prima o poi. La disabilità  in senso lato potrà essere intesa come semplice invecchiamento e ci condurrà tutti, un giorno, a non riconoscere più noi stessi e a prendere commiato da ciò che siamo stati e non saremo mai più. Vale la pena di spenderci più di un pensiero. Un libro sgradevole, che non potrà incontrare il gusto di tutti, ma allo stesso tempo necessario. Come tutti i buoni libri.

"Sopravvivere alla morte, diventare malati cronici, portare in giro il proprio disagio, superarlo a tratti, a volte sì a volte no, in ragione delle circostanze esterne, delle energie a disposizione, dell'amore altrui. Ma questo non equivaleva banalmente a vivere, come vivevano tutti quanti?"












Ora vi lascio il link della recensione di Tessa (qui) e naturalmente quello del video della Murgia (qui)
Alla prossima!



Commenti

  1. Non penso che lo prenderò ma certo è un bel libro ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Patrizia, è' un libro significativo, anche bello, ma in modo doloroso.

      Elimina
  2. come ho scritto a Tessa che idea carina!!! mi è piaciuta tantissimo e ancor più mi piace leggere le vostre parole. :)

    RispondiElimina
  3. Bellissima idea!!! Io seguo la Murgia e proprio una delle mie prossime letture l'ho scelta grazie al suo intervento super positivo, sto parlando di "Svegliare i leoni" che a breve leggerò!!! A presto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io e Tessa dobbiamo leggerlo! Poi ci confronteremo. Un bacio

      Elimina
  4. Mamma mia Lea, una recensione che mette i brividi per quanto è bella! Bella in maniera dolorosa, certo, ma sono convinta che la consapevolezza sia una forma di bellezza. E tu l'hai resa con la dovuta onestà.
    Ecco visto? Mi hai catturata così tanto con le tue parole, che mi sono dimenticata persino di fare gli auguri: brave! Tu e Roby! (E poi così ne approfitto per conoscere anch'io la famosa Michela Murgia).
    Bacione!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Rosa, le tue parole mi emozionano. La Murgia devi conoscerla: merita!
      un bacio

      Elimina
  5. Facciamo che alla Murgia non lo diciamo che il merito del nome è mio, eh? Prima cerchiamo di capire se le piace; se la fa schifo, diamo la colpa alla Bacci!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahaha, disconosci la maternità del titolo? Ciao Soavissima!

      Elimina
    2. Diciamo che, avendola già incontrata, non ha molto l'aria di una pronta a lasciar correre!

      Elimina
  6. Ce lo siamo già dette che ci piace tantissimo la Murgia, e che è più di piacere...Il fascino dell'intelletto supera barriere insormontabili.
    La tua recensione è esaustiva ma il tema respingente... L'angoscia mi ha assalita leggendoti, figuriamoci il libro...Però ho la sensazione che se lo lascio questo libro, perderò qualcosa di arricchente... Grazie Lea, il tuo pensiero è prezioso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tema è molto respingente, ma devo aggiungere che è il primo libro che mi ha fatto capire con tale intensità dolorosa che cosa significhi vivere una situazione di questo tipo. Leggevo e volevo smettere, ma non potevo. Poi quando ho visto un'intervista all'autrice ho capito ancora meglio.
      Grazie di essere passata Cuore.
      Lea

      Elimina

Posta un commento