Aringhe rosse senza mostarda - Alan Bradley






TRAMA
La protagonista di questo romanzo è Flavia De Luce un’undicenne di famiglia nobile, eccentrica come si deve e naturalmente squattrinata. La cosa più preziosa che ha ereditato da un avo è la passione per la chimica, oltre ad un attrezzato laboratorio dove sperimentare le sue teorie, alla quale si affianca una forte vocazione investigativa.
 Durante la fiera nel prato della parrocchia, ha la curiosità di consultare una veggente, alla quale giunge visione di Harriet de Luce, la madre morta in una escursione in montagna quando Flavia era bambina. Poco dopo, la zingara è aggredita nel suo carrozzone e ridotta in fin di vita. Il minaccioso episodio, sommato all'impossibile apparizione, sollecitano la piccola investigatrice. Qualcosa si è smosso, forse nei misteri del passato, forse in quelli del presente: stavolta è un cadavere vero che la ragazzina scopre, appeso, come un segno voluto, al tridente del  Poseidone di una fontana nella sua tenuta, e con una posata dell'argenteria di casa infilzata nel naso. Impossibile non credere che sia un segnale mirato alla sua famiglia.

LA MIA RECENSIONE
Ho incontrato Flavia De Luce qualche tempo fa, su consiglio di un’amica, ed è stato un incontro molto piacevole. Fin da subito ho amato la sua ironia e le sue fantasiose descrizioni: “I migliori sono fatti così: non ti si appiccicano come la carta moschicida”.
Mi diverte il rapporto che ha con le sue sorelle maggiori, l’ambiziosa e vanitosa Ophelia e la divoratrice di libri Daphne (chissà perché, ma un po’ mi sta simpatica), le quali l’hanno eletta oggetto di continue angherie; infatti  Flavia di sé  dice “In confronto a me Cenerentola era una ragazzina viziata”.
Mi  intenerisce la figura del padre, un ombroso e solitario filatelico che cerca in tutti i modi di far quadrare i conti di casa, ma senza mai farne menzione alle figlie; un uomo che, segnato dal dolore della scomparsa della donna della sua vita, fatica ad esprimere i propri sentimenti, quasi avesse paura di doverne soffrire ancora e prova ad esprimerli solo attraverso mancate punizioni o velati apprezzamenti lasciati scivolare con noncuranza in mezzo ai rari discorsi.
Completano il quadro Dogger, un maggiordomo tuttofare dal passato misterioso che parla poco ma quando lo fa arriva dritto al punto, Mrs, Mullet, una non eccelsa cuoca, sempliciotta ma di gran cuore che con i suoi racconti di paese fornisce continuamente a Flavia indizi sul caso del momento ed infine l’unica sua amica fidata, Gladys la bicicletta un tempo appartenuta alla madre (alle volte meglio fidarsi solo di chi non ti può deludere).
Le vicende si svolgono nella tranquilla località di Bishop Lacey che in questi romanzi è simpaticamente simile alla quieta cittadina del Maine, residenza di una certa Fletcher ... ed è proprio questa l’altra costante nei romanzi di Alan Bradley: il fascino della campagna inglese degli anni cinquanta i cui paesaggi fanno da sfondo alle vicende.
In questo capitolo delle vicende di Flavia “la faccenda puzza: di pesce”. La puzza di pesce infatti è protagonista indiscussa di questo romanzo (curiosi, eh?) perché “come  ogni chimica che si rispetti sa perfettamente: non è tutto pesce quel che puzza”.
In conclusione questo non è il romanzo che sconvolge o cambia la vita, ma è una lettura piacevole, divertente ed a tratti anche intrigante, adatta ad un momento di leggerezza o di stacco da letture più emotivamente importanti.
Se dovessi dargli un voto (sì Lea, prima o poi ce la farò ad introdurre anche quelli) darei un bel quattro pieno.

Buona lettura e buon inizio d’anno
Stefania


Titolo – Aringhe rosse senza mostarda
Titolo originale - A Red Herring Without Mustard
Autore – Alan Bradley
Traduzione italiana a cura di - Alfonso Geraci
 N° pagine - 456
Data pubblicazione Italia - 2011
Editore – Sellerio – Collana La Memoria 
ISBN -13: 978-8838930164

Commenti

  1. Mi ci vedo a leggerlo al mare durante la mia settimana di "relax" (si fa per dire) con i bimbi.
    Me lo presti?
    Tua lea

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    1. Tu che chiedi a me se te lo presto! Con tutti quelli che mi presti tu! Ma certo che sì e poi mi dici che ne pensi 😉

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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